Di Antonio Pellegrini
Forse parlare di Charlie Parker nel 2020 è una pretesa davvero fuori tempo massimo. L’imbarbarimento della musica attuale, la perdita di magia, di fascino, di curiosità dell’arte delle sette note, potrebbero far spegnere la voglia di cercare le tracce di un grande del passato.
Lo spunto ci viene però da un anniversario importante: il centesimo della nascita. Bird, in realtà, non gode di un eccezionale successo nemmeno in vita. Da una parte è troppo distratto dalla sua terribile dipendenza dall’eroina, dall’altra è un nero nell’epoca in cui esserlo è ancora un grosso problema (molto più di quanto lo sia oggi). E, soprattutto, muore troppo giovane, a soli trentaquattro anni, per raccogliere i frutti di quanto ha seminato. Con questo non voglio dire che i suoi contemporanei appassionati di jazz non abbiano capito che è il numero uno, ma che la sua popolarità resta in un ambito troppo circoscritto rispetto a quello che meriterebbe.
Parker è un grandissimo sassofonista - forse il più grande in assoluto - e compositore statunitense di musica jazz, è uno dei padri fondatori del bebop, ed ha una incredibile padronanza della tecnica sassofonistica. Charlie non solo è un virtuoso, ma è soprattutto un innovatore che partorisce un nuovo e personale stile sul suo strumento, che influenzerà non solo i sassofonisti successivi ma la nascita di un nuovo stile e - più in generale - l'approccio virtuosistico alla musica. Il suo stile parte da radici swing e blues, e apporta alla musica afro-americana un originale sviluppo improvvisativo caratterizzato da ardite sostituzioni armoniche e da una grande attenzione al ritmo.
Parker racconta: «Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo... Sì, quella notte improvvisai a lungo su “Cherokee”. Mentre lo facevo, mi accorsi che, impiegando come linea melodica gli intervalli più alti degli accordi, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita.»
La fama di Charlie Parker esplode nel 1945 quando suona insieme a Dizzy Gillespie: le incisioni di “Billie's Bounce”, “Ko Ko”, “Now's the Time” e “Ornithology” costituiscono una vera e propria rivoluzione nel mondo musicale afro-americano, segnando per sempre la storia del jazz. Nel 1950 Bird incide a New York accompagnato da una grande orchestra d'archi. È l'unico successo finanziario che ottiene in vita.
L'anima di Bird spicca definitivamente il volo il 12 marzo 1955. Il suo corpo è avvelenato dai troppi eccessi a cui Charlie lo ha sottoposto.
Durante la sua breve vita, Parker ha suonato dal vivo prevalentemente negli Stati Uniti ed in Canada. La vecchia Europa – sebbene Bird fosse molto interessato alla nostra musica classica – ha potuto godere solo sporadicamente della sua presenza. È avvenuto in Francia nel 1949 e nel 1950, e nei Paesi Scandinavi nel 1950. Un mio recente viaggio tra Danimarca e Svezia, mi ha dato lo spunto per curiosare nella storia dei concerti che Parker tenne in questi luoghi.
Nils Hellström è il proprietario della rivista svedese di jazz "Estrad" ed è anche organizzatore di concerti. È da tempo che desidera portare Charlie Parker in Svezia e fa diversi tentativi per mettere in piedi un tour europeo, insieme ad organizzatori di altri Paesi. Tuttavia, nonostante l'interesse esista in diversi luoghi, non si riesce definire un accordo, così Hellström decide di provare ad organizzare da solo un tour di Parker in Svezia.
Si mette in contatto con l'agente di Bird, Billy Shaw Artists, che gli chiede ben 1.000 dollari per una settimana, più un biglietto aereo di prima classe New York-Stoccolma-New York a 785 dollari. Hellström esita, ma alla fine sceglie di accettare, decidendo con brevissimo preavviso che Charlie verrà in Svezia per una settimana alla fine del novembre 1950.
Parker atterra all'aeroporto Bromma di Stoccolma il 19 novembre, ed è accolto da musicisti e fan svedesi. Dopo una prova pomeridiana ed una vista alla sauna di Sturebadet, lunedì 20 novembre suona i suoi primi due concerti svedesi al Concert Hall di Stoccolma.
Martedì 21 novembre prende un treno per Göteborg insieme ai musicisti della sua tour band: Rolf Ericson alla tromba, Gösta Theselius al pianoforte, Thore Jederby al basso e Jack Norén alla batteria. Quella sera tiene due show nella Gothenburg Concert Hall.
Il giorno successivo Bird è in viaggio in treno fino a Malmö, che si trova sulla costa svedese, proprio davanti alla Danimarca. Quella sera Parker tiene un concerto all'emporio di danza Amiralen per diverse migliaia di persone, seguito da musica da ballo fino a mezzanotte suonata da musicisti svedesi.
Giovedì 23 novembre, il gruppo viene portato in Danimarca, a Copenhagen, per due concerti alla KB Hall. Oggi i due Paesi sono collegati da un avveniristico ponte, che viene attraversato da treni e automobili. All’epoca il viaggio veniva compiuto in traghetto. In questa occasione, la partecipazione ai concerti è scarsa, e la sala risulta piena solo per metà.
Il giorno dopo, nel pomeriggio, Parker torna in Svezia. Il viaggio prosegue verso Helsingborg, dove sono programmati due concerti serali nel Parco del Popolo.
Il giorno successivo sarà a Jönköping, che Parker raggiunge in treno. Il concerto si tiene al Palazzetto dello Sport e viene seguito da 2800 spettatori.
Domenica 26 novembre, di mattina presto, il gruppo sale sul treno per andare a Gävle dove è originariamente previsto l’ultimo concerto della tournée.
Lunedì 27 novembre il gruppo torna a Stoccolma. Secondo il contratto, Parker deve tornare a New York il giorno stesso, ma Nils Hellström organizza un ulteriore concerto a Nalen quella sera, così il sassofonista rimane ancora una notte a Stoccolma.
Martedì 28 novembre Charlie lascia definitivamente la Svezia. Viene portato all'aeroporto di Bromma, dove prende un aereo per Parigi, invece di tornare direttamente a casa a New York. Trascorrerà una settimana caotica nella capitale francese, ma questa è un'altra storia...