di Enrico Rocci
La folle mitologia dei Gong, le provocazioni di Grace Slick, l’incredibile storia di Linda Perhacs, lo sgangheratissimo tour degli Smell of Incense, i Purson di Rosalie Cunningham nelle mani dell’anonima belga, le sfighe a ripetizione dei Suicidal Flowers, gli Sky Cries Mary in salsa veneta, l’esoterismo elettrico dei Broadcast, le favole di Jane Weaver e la sagoma di un enorme uomo di vimini che ogni tanto affiora…
Questo libro per me è stato davvero un viaggio.
Sono partito col mio zaino ricolmo di fragranze psych – nonché di quelle cose inutili che un ossessivo si porta sempre dietro – e mi sono dovuto via via munire di tracolle, borse e sporte per la spesa. Solo così è stato possibile raccogliere le scoperte che mi si paravano innanzi: aneddoti di musicisti che prima a malapena conoscevo, nuove band da includere e un po’ di ciò che sta dietro la musica, di quel bagaglio di ossessioni, cultura, cinema, letteratura.
È scaturito un racconto leggibile come si vuole, magari privilegiando i capitoli che trattano dei gruppi preferiti e scoprendo, come è capitato a me, sorprendenti novità.
Ovunque ci sono scampoli di versi cantati da ammalianti voci femminili, le vere protagoniste, colonna sonora della mente.
Voci, perché questo in fondo è solamente un libro di musica scaturito da una passione smodata per la psichedelia, ancor più quando è una donna a cantarla.
Non è un libro sulle donne, sulla loro quotidiana lotta per il pieno riconoscimento in un mondo – incluso quello musicale – sessista. Le “acid queens” che qui compaiono sanno benissimo difendersi da sole e in un siffatto terreno, lontano dalla corrente mainstream, hanno trovato modo di esprimersi in libertà, diventando talora il fulcro del processo creativo o restando anche solo depositarie della grazia con il canto.
Basta parole, non mi resta che augurare buon viaggio pure a voi.