Di Fabio Rossi
All'età di sette anni i miei genitori mi regalarono un mangiadischi di colore rosso per premiarmi della bella pagella presa in prima elementare. Da quel momento la passione per la musica crebbe in me a poco a poco. Mio padre acquistava i 45 giri delle hit dell’epoca con qualche incursione nel folk nostrano, nella musica classica e nelle composizioni per sola fisarmonica, strumento che lui amava suonare.
Sin dall'inizio, però, dimostrai una vera e propria predilezione per il rock che, quando possibile, ascoltavo in radio specie i Beatles e i Rolling Stones. Mi ricordo che i primi dischi del genere che volli ardentemente furono Crocodile Rock/Elderberry Wine di Elton John, 48 Crash/Little Bitch Blue di Suzi Quatro e More Than A Feeling/Smoking dei Boston.
Il non possedere un impianto stereo costituiva, tuttavia, un evidente limite non potendo mirare più in alto e mettere le mani finalmente sui tanto agognati 33 giri che invidiavo a qualche amico. Quando conobbi la musica degli Emerson, Lake & Palmer, ai tempi in cui frequentavo il liceo classico, rimasi letteralmente folgorato. Sembravo San Paolo sulla via di Damasco. Misi letteralmente in croce mio padre fino a che lo convinsi a spendere 200.000 lire (erano molte per la nostra famiglia) al fine di acquistare un giradischi. Gli ELP furono, quindi, la chiave di tutto.
Nei periodi di autogestione dell’Istituto si ascoltava rock, prog e blues e ci si teneva informati sul mondo delle sette note leggendo la rivista Ciao 2001. Ed è proprio in quel contesto che m’innamorai perdutamente del trio inglese. La loro maestria e originalità nel coniugare la musica rock con quella di matrice europea relegando il blues revival in secondo piano era incredibile, dimostrando un’ineguagliabile bravura sugli strumenti. Prima di loro ci avevano provato i King Crimson e i The Nice, gruppi dove peraltro militavano rispettivamente Greg Lake e Keith Emerson, ma nessuno può vantarsi di aver fatto convivere due aspetti della musica apparentemente antitetici: il rock e la classica, una delle peculiarità del rock progressivo.
Compatibilmente con le esigue possibilità economiche iniziai ad acquistare i loro long playing partendo da Emerson, Lake & Palmer (l’album con la colomba in copertina), il live Pictures at an Exhibition fino ad arrivare ai più recenti Works Vol. 1 e Works Vol. 2. Trascorrevo in solitudine interi pomeriggi a inebriarmi di quella musica.
Mi sedevo sul divano e rimanevo concentrato nell’assorbire note su note (mia madre me lo ricorda ancora “passavi ore e ore a fissare il soffitto, parevi un drogato”). Led Zeppelin, Genesis, Black Sabbath e Kiss furono i primi gruppi che ho iniziato a seguire subito dopo gli ELP... il primo amore… e il primo amore non si scorda mai! E difatti uno dei progetti che mi ero prefissato nel momento in cui ho deciso di diventare un saggista, decenni dopo gli eventi su narrati, fu proprio quello di scrivere un libro su di loro. Tornando alla musica, fu in particolare lo strumentale Tank a folgorarmi.
Quando ascoltai per la prima volta l’assolo di batteria di Carl Palmer e quel meraviglioso finale affidato al Moog rimasi come ipnotizzato. La voce di Lake la preferivo a quella di altri singer; le sue ballate, nello specifico Lucky Man, From The Beginning e Still You Turn Me On mi avviluppavano l’animo lasciando un senso di serenità assoluta. Le tastiere di Keith Emerson che coraggiosamente soppiantavano le chitarre elettriche regine nei gruppi rock facevano scorrere in me l’adrenalina… The Three Fates… Piano Improvisations… Honky Tonk Train Blues divenuta famosa per essere stata la sigla della trasmissione RAI Odeon - Tutto quanto fa spettacolo… Ero strabiliato dalla bellezza di Piano Concerto No. 1 eseguito con l’ausilio dell’orchestra, ma era il trio al completo a mandarmi in paradiso grazie alle magniloquenti suite Tarkus e Karn Evil 9 o a pezzi quali Trilogy e The Endless Enigma.
Nonostante le feroci critiche ho apprezzato anche brani degli ultimi dischi specie la suite Memoirs Of An Officer and a Gentleman da Love Beach, Changing States da Black Moon e Daddy da In The Hot Seat… certo, i bei tempi erano passati ma l’emozione nel sentirli ancora dopo tanti anni con un pensiero a Emerson gravemente menomato nel suonare a causa di una malattia degenerativa in In The Hot Seat, permaneva immutata a distanza di tanti anni prima.
Quando ho finito di scrivere il mio libro ho avuto due colpi di fortuna. Il primo capitò nel corso di un’edizione del Rock Generation a Frascati (Roma), dove svolgo le mansioni di relatore. Incontrai Vittorio Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso e gli proposi di scrivere la prefazione del testo. Rivolgendomi il suo caratteristico sguardo burbero rispose: ”Dammi il libro, seppure in bozza, e se mi piace ti scriverò la prefazione! ” e così è stato!
Il secondo fu l’aver saputo cogliere l’opportunità di presentare ufficialmente il mio saggio a Palmanova in provincia di Udine lo scorso 21 dicembre, alla presenza di Regina Lake, Elinor, Aaron ed Ethan Emerson, nell’ambito del 2^ Art in Progress Event Tour in memoria di Greg Lake. L’evento è stato organizzato dall'amministrazione comunale locale con l’Associazione Musicale di Palmanova, Didy Pasini Ciriani e da Paola Tagliaferro che ha caldeggiato la mia partecipazione e alla quale sarò eternamente grato per l’eccezionale opportunità che mi ha concesso.
Che chiedere di più? L’avvento del Coronavirus ha impedito una presentazione sul palco a un concerto della Carl Palmer Band alla Locanda Blues e un’altra che si sarebbe dovuta svolgere al Conservatorio di Santa Cecilia grazie all’interessamento della pianista Jolanda Dolce: Roma, quindi, dovrà ancora attendere e chissà per quanto tempo. Ma aspetterò con pazienza per parlare ancora di fronte a folte platee di Emotion, Love & Power. L’epopea degli Emerson, Lake & Palmer… il virus non mi fermerà di certo.
Anche il mio papà adorava la fisarmonica... come il papà di Emerson, che Keith bambino si incantava a vedere suonare una Scandalli.
Nel mio caso decisivi sono stati i miei fratelli più grandi, soprattutto mia sorella. Era il 1972 quando in casa arrivarono due cassette con ELP e Jethro Tull abbinati nei due lati: ELP e Aqualung su una, Trilogy e Thick as a brick nell’altra. Colpo di fulmine!
Ottimo articolo e grande band.
Fabio Rossi con questa appassionata narrazione riporta anche me a quel periodo storico che, in termini di musica e cultura, è da considerarsi unico e irripetibile nel suo infinito fascino. Ricordo i primi ascolti di album come il primo di Emerson Lake & Palmer, Tarkus, Pictures at an exhibition, Ars longa vita brevis, In the court of the crimson king. Tanta nostalgia e un sincero "grazie" al nostro saggista di Roma che con intelligente abilità ci fa rivivere quel periodo per certi versi immortale.