GHOST TRACKS: quello che della Musica non appare

di Marco Porsia

Pubblichiamo storie di musica dal 2005, anno dell’uscita della biografia dei Guns ‘N Roses firmata dall’enigmatico Ken Paisli. Attraversando tutte quelle incredibili storie, si incontra l’essenza di quell’universo, in cui domina, al di sopra di tutto, la passione viscerale per la musica, che attraversa come unico filo conduttore le vite di protagonisti e comprimari di quella scena straordinaria. La musica, fatta di creazione e di esecuzione, richiede talento e dedizione per diventare un mestiere, ma concede a chi vi si dedica momenti di valore inestimabile, per quanto possa essere logora la sala prove, o modesto il palco su cui ci si esibisce.

C’è stata un’epoca, che ho fortunatamente vissuto, in cui fare parte di un gruppo musicale era un modo estremamente normale di socializzare. La musica definiva ambiti di appartenenza, e creava un terreno di condivisione. E soprattutto, dopo il passaggio del ciclone Punk, la musica era diventata qualcosa da esplorare, anche molto ingenuamente. Certo, poi capivi che per far scorrere negli altri la tua emozione dovevi metterci più impegno tirare fuori il suono giusto, quello che fa vibrare l’anima.

Avere frequentato sale prove, studi di registrazione, e qualche palco non mi ha reso un musicista, anche se continuo a fare musica in tutti modi che posso, ma sicuramente mi ha reso un ascoltatore migliore, perché trasferire a un livello conscio l’emozione diretta della musica è un passo decisivo, che amplia indefinitamente lo spettro delle nostre possibilità di ascolto; ci fa capire perché c’è musica che ci piace e c’è musica che non ci piace, ci fa capire soprattutto cosa ci piace e perché.

Per esplorare ancora più in profondità il mondo delle sette note, specie quelle ruvide e scintillanti del Rock&Roll, abbiamo pensato di proporre una collana in cui si raccontano storie di ciò che ha fatto da brodo di coltura da cui sono emersi i più grandi artisti degli ultimi cinquant’anni. Il mondo incredibilmente variegato di chi ha dedicato energie fisiche e mentali a cercare quel suono, proprio quello, per poi magari perderlo, o capire che non era esattamente quello. La musica è una delle arti che necessita di più del confronto con gli altri, perché esiste unicamente quando viene ascoltata, e quindi i capolavori nascono soprattutto quando c’è un intorno che li sostiene, una scena che li incornicia.

La storia di Rockers, il libro di Fausto Donato in uscita in questi giorni e già disponibile sul nostro sito, ci tuffa nel mondo di quello che anni dopo sarebbe stato definito rock alternativo, ossia quel magma ribollente di entusiasmo e vitalità di cui ha goduto, dal vivo, la mia generazione. Un viaggio incredibile, una sorta di viaggio iniziatico che ha portato Fausto a scegliere di fare della musica un mestiere, anche se appena al di fuori del fascio dei riflettori. Ci sono dentro tutti quegli ingredienti che fanno del Rock qualcosa che va oltre il suono, qualcosa che accende un interruttore nascosto nella mente di chi lo fa e di chi l’ascolta, che apre il portale per un universo parallelo. E dannatamente possibile.

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